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Pagina:Questioni Pompeiane.djvu/17

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xiii

dica Trebio figliuol di Trebio, quasi che ne dovesse seguire, che il padre si chiamava Trebio Trebio. Questa conseguenza la tema il Mommsen con coloro che vedono sempre prenomi e nomi. Io ho già dimostrato che è usanza antica osca, e sannitica e dei popoli antichissimi in Italia di appellarsi con due nomi, l’uno di famiglia, l’altro forse a scelta; non costando ancora quali leggi in ciò fare seguissero (v. Bull. Arch. Nap. nuova serie I, p. 41, 42); laonde nel caso nostro si apprende che Trebio è il gentilizio, uno dei due nomi, se due ne portava il padre di Numerio: noi non sappiamo che il solo citato dal figlio. Ciò non esclude che usassero di alcuni nomi sì popolarmente, che andassero prendendo perciò natura di veri prenomi.

Discostati da questo alto piano, che io credo l’acropoli pompeiana, si va giù per una scala al [n. 19.] ludus gladiatorius, che è mia scoperta, e lo provo alla pag. 1. seg. contro le appellazioni erronee di Portico dei Teatri, di Foro nundinario, di Quartiere di soldati, e di altre, che ad arbitrio furono assegnate finora a questo bello edifizio.

A sinistra si elevano le moli di due Teatri. Li hanno detti Teatro comico l’uno, tragico l’altro; [n. 20.] ma i più si accordano ora a chiamar Teatro il più grande e scoperto, Odeo il più piccolo, [n. 21.] che una volta fu coperto, come impariamo dalla doppia lapide collocata su due ingressi. Vedi però le cose, che disputo a pag. 87, segg.