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Pagina:Raccolta di proverbi bergamaschi.djvu/32

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(Dialogues des morts, XLVI). Se la ingratitudine ci induce fino a dire: Non far mai bene, non avrai mai male (Tosc.), la carità però ci suggerisce i seguenti:
A fa del bé nó si sbaglia maiChi fa del bene, non erra — L’uomo che fa più bene al suo simile, è l’uomo più perfetto.
Am sè töć fradeiSiamo tutti fratelli — Aurea sentenza, che ripete la legge del fraterno amore verso tutti i nostri simili; santissima legge proclamata dal Cristianesimo, dalla quale provengono naturalmente i due seguenti precetti:
A stó mond bisoigna fa del bé a töćA questo mondo bisogna far del bene a tutti — perchè Servigio riaccende amore, e Se vuoi piaceri, fanne.
A stó mond s’à de vìf e lassa vìfSi ha da vivere e lasciar vivere — Non bisogna voler tutto per sè.
Chi fa bé, tróa béChi fa bene, trova bene — perchè Piacer fatto non va perduto, e Chi pensa al prossimo, ai suo ben s’approssima. Mitte panem tuum super transeuntes aquas: quia post tempora multa invenies illum (Eccles.).
Chi gh’à ’l cör e chi gh’à la robaChi ha il cuore e chi la roba — Così molte volte accade che chi vorrebbe beneficare non può, e chi potrebbe non vuole.
La carità la va fò de l’ös e la vé dét de la portaLa carità va fuori dell’uscio e entra per la porta — Diciamo anche:
La carità la va e la véLa carità va e viene — ed anche nel Friuli si dice: La caritat è va fur pal balcon, e jentre pal puarton.

Mügia bè, che l’erba crèsMugghia bue che l’erba cresce — Caval, deh non morire, che l’erba ha da venire; ma un altro proverbio soggiunge: Mentre