Pagina:Racconti sardi.djvu/40

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la morte! Ma io non ti chiedo nulla, nulla. Se vuoi andartene vattene, ma ricordati di me... Fa conto di non aver inteso nulla dalle mie labbra e sposa Simona, ma quando sarai infelice rammentati che io sono più infelice di te.

«Così Cosema parlò lung’ora, sempre china su me, bruciandomi il volto col suo alito ardente, bagnandomi le mani con le sue lagrime. Non sapevo in qual mondo mi fossi e mi morsicavo le labbra, rattenendo a stento il pianto e le bestemmie che in pari tempo mi salivano dal cuore che mi saltava in bocca.

«Il fuoco si spense e rimanemmo all’oscuro.

«— Addio, addio!... disse Cosema. — Ora me ne vado. Domani partirai e non ci vedremo più. Ricordati di me, Elias, ricordati. Addio, addio... Vattene pure; io non ti chiedo nulla!..

«Non mi chiedeva nulla, ma intanto mi copriva il volto di baci e di lagrime; lagrime che parevano goccie di piombo liquido; baci lunghi, pazzi, che mi bruciavano le labbra, gli occhi, le guancie, che finirono col togliermi la ragione rimastami.

«— Cosema, — dissi con voce rauca, stringendole la testa fra le mani e ricambiandole i suoi baci, — t’amo e rimarrò!

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«Due giorni dopo, — conchiuse Elias, — un prete venne in casa di Cosema e ci sposò,