Pagina:Racconti sardi.djvu/62

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Come Dio volle Graziarosa arrivò: ritornava dalla fonte, le mani avvolte nel grembiale e il viso livido dal freddo. Appena la vidi mi alzai di scatto e le andai incontro palpitando e mormorando!

— Che diavolo! vi attendo da due ore, sapete. Ed ho da suonar l’ave!

Un sorriso beffardo le increspò le labbra: depose l’anfora su un muricciuolo e mi rispose, guardandosi attorno: Altro che ave, compare mio! Si tratta di scudi. Volete guadagnarvene venti?..

La fissai bene, e pensai: A che vuol concludere? Anch’io mi guardai attorno, ricordandomi la sua minaccia, e dubitando che il fratello fosse là dietro il muro, ma non vidi nessuno. Solo a venti passi la mia casetta nera, fra la nebbia invadente e il crosciare minimo della nostra macina mossa dall’asinello, Graziarosa si accorse della mia..... stavo per dire paura.

— Su, — disse, facendosi seria, non state a fare il matto. Non ho tempo da perdere. Ditemi se volete guadagnarvi venti scudi...

— Assicuratomi che parlava sul serio e visto che potevo fare il galante senza correre alcun pericolo cominciai a far gli occhi languidi imbambolati, e risposi: Comare Graziarò, se dite davvero, e se si tratta di farvi un piacere, parlate pure subito... Già, lo sapete, io sono pronto a gettarmi nel fuoco per voi: purchè mi vo-