Pagina:Racioppi - L'agiografia di San Laverio del 1162.djvu/141

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— 133 — grati, sedicenti antiche, i nomi di tutti i personaggi grumentini indicati negli Atti! Bel caso! (’*) In codem loco martyrii sepultum — cioè, corno è detto al § 41: extra nuenia civitatis in locum, ubi duo flumina Aciris et Sciagura connectuntur. — E 11, al confluente dello Sciàura nell’Agri era, per antico culto veneranda, la chiesetta di san Laverio; la quale oggi, che scrivo, è tutta un mucchio di ruine coinvolto da una selva di rovi, di vitalbe e di ortiche, dopo il terremoto, funesto a Saponara, del 16 dicembre del 1857. (") Et cum jam.... fides multorum in Christi armata plenius crescens.... — Cosi erratamente in tutte le stampe, e nel Ms. Ramaglia ancora. Gli è evidente che si ha da correggere: < fides multorum in Christi athleta. > (") Non multo post cum jam Constantinus a Beato Silvestro papa baptizatus, fu costrutta la chiesa al martire, e messavi la iscrizione di cui appresso. Il battesimo di Costantino, che pochi o punti ritengono ormai sia avvenuto a Roma per mano di papa Silvestro, ma si a Nicomedia, si mette nell’anno 326 di Cristo. (“) Haec posita memoria in marmare: D. 0. M. — Imp. M. Flavio Valer. Constant..— Della interpolazione di questa epigrafe e della indubbia finzione di essa nel secolo XVI, abbiamo parlato lungamente al Cap. VIII. (”) Hine propter ardentem....— Tutto questo paragrafo io credo interpolato. Il colorito, ovvero impasto dello stile, non è quello più stecchito dei periodi precedenti. Consideri il lettore le parole terminative: quoti et hodie — sperandum est ab omnibus, qui puro corde ejusdem implorant auxilium; le quali mostrano chiaro, a nostro avviso, il concetto di chi è in fine del suo racconto. Vedi, inoltre, la nota 46. (5‘) Passus est Beatus Lavorius.... decimo quinto Kal. decembris Incarnationis anno 312: cioè il 17 novembre. — Le cifre arabiche sono si nelle stampe, si nel Ms. Ramaglia; ma è lecito di addebitarle alla ignoranza dei meno antichi ricopiatori del vecchio manoscritto. A questo luogo doveva aver termine, io credo, l’opera primitiva del diacono Roberto, o di altro che si voglia scrittore del secolo XII.