Pagina:Racioppi - L'agiografia di San Laverio del 1162.djvu/23

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vocato, e scrivea le vicende da storico: laonde a noi non è dato affidarci altrimenti che alla lealtà sua. Della quale lealtà, per vero, non ho ragione di dubitare; come si può agevolmente dubitare o sorridere della critica di lui. Terrò, dunque, per genuino l’atto di donazione del 1189:1 e questo, nel suo ben modesto contenuto, è pure d’importanza capitale pel soggetto che ci occupa.


Di «Saulo arciprete della chiesa di Saponara» che nel prologo alla leggenda è detto «Saulo do Goffrido,» abbiamo notizia da un documento che è del medesimo tempo in cui si dice scritta la leggenda. Questo documento, che, per singolare fortuna, esiste ancora nell’originale pergamena in cui fu vergato l’anno 1163, è un atto di concordia tra Giovanni «venerabili Marsicano episcopo» e Saulo «archipresbytero ecclesiæ Saponariæ» innanzi a quel ben noto Romualdo Guarna, arcivescovo di Salerno, di cui il vescovo di Marsico si dice nel documento, ed è ancora, suffraganco.2 L’arciprete si querela del vescovo marsicano che pretende d’imporre novas consuetudines di pagamenti al «Collegio» della chiesa saponarese, contro gli antichi usi e statuti dei suoi predecessori. Il vescovo protesta che egli si appoggia appunto alle antiche usanze di essi. L’arcivescovo li concilia, e decide che il «Collegium Saponariæ» paghi al vescovo marsicano la quarta parte delle decime e dei mortorii; o inoltre l’adjutorium di un «tareno» a prete, quando il vescovo viene in visita d’obbligo alla chiesa metropolitana; e quando il re o il papa dimandando l’adjutorium all’arcivescovo di Salerno, questi di rimpatto abbia a richiederlo al suo suffraganeo di Marsico.

  1. Per verità, la mancanza di notaio e di giudice, e la indicazione recisamente moderna di alcuni nomi de’ testimoni darebbero buon gioco a chi volesse elevare qualche dubbio sulla sincerità del documento. Noi riteniamo la genuinità dell’intero contesto, senza negare la possibilità o di interpolazioni, o di emissioni, o di errori nelle copie di esso; e il nostro originale non è che una copia. Quanto alla qualifica di civis Saponarie, che pure mi parve, pel tempo, alquanto strana, infatti non è. In un documento della stessa epoca, è proprio del 1169, che è pure una donazione di beni stabili nella città di Trani, un Riccardus diaconus, iturus Jerusalem, donante, si qualifica appunto tranensis civis. La donazione però è scritta da notaio, coram Menelaio judice.— Apud Prologo, Le Carte dell’Archivio del Capitolo di Trani. Barletta, 1877, pag. 131.
  2. È riferito nell’Appendice II, N° 2.