Pagina:Racioppi - L'agiografia di San Laverio del 1162.djvu/67

Da Wikisource.

— 59 —

In questa terza parto della leggenda è scritto:

«§ 67. L’altra particola del sacro corpo recata a Satriano, dappoichè la città satriana venne distrutta, fu portata al castello di Tito; e nella matrice chiesa, dedicata al santo martire Laverio, fu riposta....»

La città di Satriano fu distrutta ai tempi della regina Giovanna II (1414-1435), e più propriamente, per quanto si può conghietturare, poco dopo il 1420. Parrebbe, secondo l’antica tradizione, che la ruina della città fosse dovuta alle mani degli abitatori della prossima città di Campagna; e ne fu causa (se alla storia non siasi mescolata un’aura di leggenda) un barbarico oltraggio, perpetrato da una mano di Satrianesi nelle campagne di Satriano, ad una donzella che due gentiluomini di Campagna scortavano da Terlizzi, patria di lei, alla corte della regina Giovanna II. I due gentiluomini, che trovo detto fossero capitani di milizia al soldo della regina, raccolsero in furia dalla prossima città loro patria uomini ed armati; e in furia piombarono sulla città di Satriano, e la messero in fiamme e a soqquadro, uccidendo quanti incontrassero.1 I cittadini superstiti si raccolsero parte alla prossima Tito, parte a Pietrafesa. Il vescovo si ritrasse a Sant’Angelo le Fratte, e vi tenne sede temporanea, finché la diocesi satrianese non fu soppressa o riunita all’altra nuovamente creata di Campagna nel 1525. E di Satriano oggi non resta che sull’alto di un colle una torre quadrata, lacero e solitario monumento di rabbia fraterna!

La chiesa matrice di Tito fin da quel tempo, come dice la tradizione, fu dedicata a san Laverio, dappoiché le vennero da Satriano distrutte le reliquie che oggi conserva.

Gli è dunque incontestabile che il breve frammento dell’agiografia, che ricorda la distrutta città, è interpolazione della seconda metà del secolo XV; o, più veramente, una nota marginale all’antico manoscritto, quindi passata, come di solito, nel

testo, ma poco avvedutamente allogata dove oggi si trova. 2

  1. L’unica fonte, che io sappia, di queste notizie è Costantino Gatta, scrittore di buona volontà, ma di poca critica del socolo XVIII. Egli assevera che le cavò da un Ms. di uno storico potentino. Il racconto di lui, e alcune altre notizie della città distrutta, vedi all’Arpendice II, N°8.
  2. Vedi nota 42 agli Atti. Appendice I.