Pagina:Raimondo Montecuccoli, la sua famiglia e i suoi tempi.djvu/368

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s’erano potuti imbarcare. Di là si volse ad assalire Nortburg, e avutolo, le undici compagnie di cavalleria che vi erano e si arresero a discrezione, aggiunse alle proprie truppe . Ebbe pur anche Golding, e batté gli svedesi non lungi da Friderichöde, prendendo poscia, per essere già inoltrata la fredda stagione, i quartieri d’inverno; durante i quali non è a tacere che di rapine e di vessazioni fu data accusa ai soldati imperiali, e più ancora ai polacchi. Né valse al duca d’Holstein d’essersi ingraziati con regali gli ufficiali, che non riuscirono a tener a freno i soldati: cosa tanto più da deplorare, in quanto non si trattava di nemici, ma sì di popoli inoffensivi. Ardua cosa a que’ tempi colla qualità delle truppe che si avevano, il mantenere l’ordine tra esse; che se que’ tristi fatti potevano accadere sotto gli occhi di un generale che andò lodato come uno de’ più severi mantenitori della disciplina militare, s’avrà a pensare in qual guisa, sotto più indulgenti capi, gli eserciti sarannosi comportati. Ma intanto mercé il valore di quelle genti guidate dal senno di un gran capitano, l’ardimentoso re di Svezia, che vantato si era di voler condurre i suoi goti in Italia, si vide astretto a guerra difensiva, sei potenti nemici avendo contro di sé, che erano l’imperatore, il Brandeburg, l’Olanda, la Danimarca, la Polonia e la Russia, la quale ultima tenevasi allora in disparte, mercé una tregua da poco tempo convenuta. A questo luogo va riportato ciò che gli storici svedesi e i biografi di Cristina raccontano; che essa, alla quale l’erario svedese, esausto per le spese della guerra, non più trasmetteva i redditi che nell’atto dell’abdicazione si era riserbati, propose all’imperatore che se dati le avesse 20.000 uomini comandati da Montecuccoli, si sarebbe impadronita della Pomerania, provincia allora della Svezia, della quale si riserberebbe fin che vivesse le rendite, che ricadrebbero poi, lei morta, col dominio della provincia all’impero. Fu volentieri quella proposta accettata, e l’ambasciatore imperiale a Roma ebbe incarico d’iniziare trattati colla regina; ma ossia che il porsi ad un’im-