Pagina:Raimondo Montecuccoli, la sua famiglia e i suoi tempi.djvu/398

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pertanto l’imperatore colà spedire un conte Rothal a trattare colla dieta per indurre quelle genti a men fieri consigli, e a far richiesta di viveri pei soldati; ma s’udì rispondere: nec possumus, nec volumus (L’Ungheria nel 1673). Non dubitò poi Gualdo Priorato di asserire, che una terza parte dell’esercito di Montecuccoli in quell’anno per fame, per malattia, per omicidii andasse perduta. L’Angelini altresì, nella sua Historia delle ribellioni d’Ungheria, edita in Bologna nel 1674, descrive le vessazioni che i soldati imperiali patirono in quell’epoca, e narra di gente appositamente assoldata dai nobili a danno di essi, di trecento uomini de’ reggimenti Carafa e Strozzi che, cacciati da Presburgo, perirono di freddo per le strade, e di altre consimili immanità accadute allora in Ungheria e in Transilvania. Ed incitatori di queste spesso erano i magnati, il palatino Vesseleni tra gli altri, segretamente avverso agl’imperiali. Eppure da codesti magnati veniva questi imposto all’imperatore di tenere 9000 soldati a difesa loro sulle frontiere dell’Ungheria, secondo narra il Coxe, pretendendo insieme di non sopperire a dispendio alcuno pe’ medesimi, e che avessero a dipendere dal palatino. Fu poi mestieri al Montecuccoli di ritirarsi dieci leghe più addietro di Clausemburg, come incominciò a fare il 17 di settembre: e ciò per più ragioni, non ultima delle quali la necessità di non impoverire al tutto il territorio, dal quale doveva la città ritrarre le vettovaglie. E quella ritirata fu disposta con tanta sapienza che neppure un uomo si perdette, come il Priorato affermò. Vedendo poi il generale imperiale, che i turchi non mostravano di voler dargli battaglia, paghi a mantenere Abaffi nel possesso delle sette città sassoni, o zecle come le dicono, e che finalmente si ritirarono nei quartieri d’inverno in Temesvar, essendo costume loro, secondo si legge negli Aforismi, il fare le guerre grosse e corte; mutò anch’esso le disposizioni prese. Lasciati due mila cavalli al Kemeni, e guarnigioni in qualche piazza , ritornò nelle men desolate terre lungo