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dicare l’onta de’ suoi soldati che fuggivano . E perché il Montecuccoli ruppe e fugò que’ turchi, a lui si deve se quel principe venne allora liberato da un pericolo ben grave. Un altro nucleo di gente veniva ad unirsi al Montecuccoli, se non che reggimenti interi di turchi mandava a’ suoi il visir; ma con tal impeto con due reggimenti di fanti ed uno di cavalli si slanciò l’eroico generale italiano contro di loro, che arrestati da prima e poi percossi, furono in breve astretti alla fuga. Sino a tredici volte i corazzieri di Sneidau ributtarono gli squadroni nemici, e i fanti che dar non si volevano per vinti, giannizzeri ed albanesi i più. Questo fortunato ed audace assalto del Montecuccoli porse agio di ricomporsi ai reggimenti che avevano piegato dinanzi ai turchi, e quelli di Hohenlohe che avevano tenuto il fermo insino allora, poterono riprendere Moggendorf, abbruciandolo coi giannizzeri che l’occupavano, e che ricusarono di arrendersi: “ostinazione, dice il Montecuccoli, degna di riflessione ed ammirazione”. Continuava intanto il visir a spedir truppe fresche in aiuto ai suoi; ond’è che dall’altra parte il Montecuccoli mandava al campo dei francesi, che ancora non avevano combattuto, richiedendo che, a norma de’ patti convenuti, venissero a prender parte alla battaglia, indicando ad essi un luogo che per la fuga di certi soldati era rimasto dischiuso al nemico. Rispose da prima il Coligny lor generale, che a lui fu commessa la difesa dell’ala sinistra dell’esercito, e non voleva abbandonare il posto affidatogli: quasi non fosse lo stesso Montecuccoli che là lo aveva mandato, e che ora de’ suoi soldati in altra parte aveva mestieri. Ito a lui il Montecuccoli, con calde parole gli espose la necessità di quella mossa che gli chiedeva. Si fece allora il generale La Feuillade a rappresentare al Coligny la vergogna che ricadrebbe sulla Francia se rimanessero i soldati suoi spettatori inoperosi di una battaglia, dalla quale dipendevano