D’accolte greggi e di pascosi prati;
Di tende e di capanne indi alle apriche 70Valli, amene di miti alberi e d’acque,
Dieder ombre ospitali; indi l’audace
Zatta cacciando per gl’impervj flutti,
L’oro e gli aromi dell’opposte rive
Accomunâro e gentili usi e riti. 75Ma, dovunque movesse inesorata
Varia fortuna dei raminghi i passi,
Il dolor presagíali, e un’indistinta
Cura spargea di bieche ombre i lor petti.
E chi primo guizzar come fiammante 80Serpe il fulmine vide, e per le bronzee
Volte del ciel sentì correre orrendi
Tumulti e traballar la terra e in lunghi
Murmuri reboar cupe le valli,
Chinò tremante la cervice, e arcano 85Un poter, che l’immenso ampio reggea,
Nel fulmine adorò. Tal, cui dormente
Tra custodi cespugli il Sol sorprese,
Aperse gli occhi giubilante, e vide
Tanta festa di raggi, e il corpo infermo 90A quella intiepidì luce infinita,
Genuflesso adorò l’astro sorgente,
E l’ingenua preghiera indi all’incerto
Labbro affidò della crescente prole.