145Valli del Nilo. Si stendeano in curva
Scena i monti al suo sguardo e le tranquille
Palme dal biondo dattero, ristoro
A’ figli del deserto, e l’orizzonte
Come il futuro interminato, e Dio. 150Ed ei stette, e pregò: Tu, che sugli astri
Siedi e reggi il lor moto, e mai tramonti,
O implorato d’Abramo, all’irrompenti
Cateratte del ciel tu sottraevi
Il Patriarca, e Tu, se mai d’incensi 155T’odorai ’l tempio, e t’arsi ostie su l’ara,
Tu dall’indegna servitù mi campa
Questo popol, ch’è tuo! Disse, e sul monte
Ardore un pruno e’ vide, e uscir da questo
Udì tre volte del suo nome il suono; 160E cinti i lombi alla montagna mosse;
E il Signor gli parlò. L’umil vincastro
Del mandriano al Faraon lo scettro
Percosse, e i ceppi d’Isdraello infranse.
Arditamente valicar le immense 165Arene del deserto i fuggitivi;
E il Signor li scorgea. Ma poi che a tergo
Udìro il suon delle ferventi ruote
E il fragor dell’egizie armi irruenti,
E a fronte avean del Rosso mar l’insonne