Pagina:Rapisardi - Opere, VI.djvu/162

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po alle nuove idee. La poesia, in tali frangenti, suole diventare satirica; ma quando la corruzione non ha neppure il carattere della grandiosità, essa ha il diritto di ricorrere alla parodia. Di questo diritto ha creduto giovarsi l’autore con una libertà, che gli Ateniesi non disdicevano ad Aristofane, ma che sembrerà probabilmente soverchia a questa schizzinosa morale borghese, impastata di tornaconto e d’ipocrisia.

La parodia, quando sia condotta con arte, può riuscire a far ridere e fremere al tempo stesso quanti si serbano ancor sani e incorrotti in un’età di raffinati e di sfatti: il riso, in tal caso, è principio di ribellione alle menzogne e alle turpitudini del tempo; il fremito è foriero di quel benefico temporale, che purificherà, presto o tardi, l’atmosfera morale della nazione.