Pagina:Ratti - Biblioteca e archivio di S. Colombano.djvu/33

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t’uomini Olmi e Malchiodi chiudono il verbale, e serenamente, anzi con manifesta compiacenza, si sottoscrivono, trasmettendo di propria mano ai posteri il loro nome e l’onorata impresa.

Siamo all’ultima umiliazione riserbata alla secolare biblioteca. Il mattino del i8 giugno dell’anno 1803 tutto quanto le apparteneva e la costituiva vien messo all’asta publica, ed esibito al miglior offerente in aumento dei prezzi dell’inventario estimativo. Non è, diciamolo, un italiano che presiede alla vendita, ma un signor Longuet Ricevitore di registro; un cittadino di Bobbio, Paolo della Cella, lo assiste: a Bobbio era stata portata la Sottoprefettura e il Della Cella ne era il Commissario delegato con lettera dell’otto maggio 1803. I seicento e sedici volumi, che si ha la prudente sollecitudine di ricordare in cattivo statò e tutti scompagnati, sono aggiudicati per la somma di cinquantatre franchi ad un «cittadino Buthler di Bobbio». Al medesimo compratore resta per sei franchi uno degli scaffali con un pie rotto; gli altri per la somma complessiva di franchi ventuno e cinquanta centesimi sono ceduti a tre compratori, due di Bobbio, Carlo Civaschi e Andrea Bandorini, il terzo un Prati controllore delle imposte, non si dice donde. A’ 21 di maggio dell’anno 1803 l’atto di vendita veniva debitamente registrato con pagarsi la tassa di due franchi e per la povera biblioteca tutto era consumato. La biblioteca; giacché alla publica auzione sfuggiva l’archivio, e perchè non ancora interamente spogliato, e perchè il Sottoprefetto, dietro conforme parere del bibliotecario nazionale di Alessandria, aveva raccomandato di soprassedere. Strana combina-