Pagina:Ratti - Biblioteca e archivio di S. Colombano.djvu/37

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quello del Cecca, tra questo e il materiale ora esistente nell’Archivio di Stato torinese; ma non entrava nell’intento mio, ne sarebbe rimasto nella misura del tempo concessomi. Certo parmi di poter dire che la massa cartacea risponde alle grossolane indicazioni del primo di quegli inventarii. Saltano all’occhio i numerosi pacchi e pacchetti, i volumi di conti (23); i documenti delle spesso rinate controversie tra abbati e vescovi (24). Non dico altrettanto delle pergamene. Segnatamente non si trovano nelle cartelle le antiche pergamene, ma sol copie cartacee relativamente recenti, degli antichissimi diplomi longobardi. Si credettero anzi per un momento perduti, ma il eh.’"" prof. C. Carlo Cipolla mi annunciava festante poco dopo il mio ritorno, che sono ritrovati: in buon punto, mentre la questione della loro autenticità richiama l’attenzione degli studiosi (25). Noterò che l’inventario del Cecca è redatto in ordine cronologico per secoli ed anni, il che può facilitare certe ricerche. Così, per esempio, poco oltre l’inizio del secolo XV, con la nota marginale accennata dal Napione, si legge: «Inventalo dei libri e Diploìna del Monastero fatto nel ioo». Si può essere tentati di identificare questo inventario con quello di cui si è occupato A. Peyron (26); ma questo porta nel titolo stesso chiaramente prefisso la data del 1461: d’altra parte di una revisione di tutti i libri della biblioteca bobbiese fatta nel 1565 da un padre Callisto da Bobbio è conservata memoria in un codice già bobbiese ed or conservato nella biblioteca universitaria torinese (27); ed è probabile si riferisca allo stesso argomento quanto l’inventario dell’archivio dice contenersi nel cassettone 13°.