Pagina:Ratti - La miscellanea di Chiaravalle.djvu/27

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e il libro dei prati di chiaravalle 19

mettere in ridicolo (facendo onore al proprio cuore non dico) e la povera sovrana, e il Mazzarino, e un po’ tutti i campioni della politica contemporanea. A così pensare mi induce anche il vedere nominato come traduttore della lettera Gian Francesco Biondi.

Non che quel Biondi non sia un personaggio storico o meno adatto alla parte accollatagli. Se non ne parlano né Gian Vincenzo de Rossi (Iani Nidi Erytrcei Pinacotheca, Colon. Agripp. 1643 e Colon. Ubior. 1645 e 1648), né il Mazzucchelli (Scrittori oV Italid), né l’Agostini (Istoria degli Scrittori Viniziani, Venezia, 175 2-1 754); se il Tiraboschi {Storia della Letteratura Italiana, Modena, 1772-1782’, Vili, pag. 275) non accenna se non alla sua Storia d’Inghilterra, insieme che a libri consimili, dei quali la repubblica letteraria poteva benissimo far senza; ne parla abbastanza a lungo il barnabita Niceron {Memoires your servir, ecc., tom. XXXVII, non 39, come dice l’indice generale, pag. 391394), citando e correggendo l’elogio che del Biondi si legge nelle Glorie degli Incogniti di Venezia (pag. 241). Vissuto parecchi anni in Inghilterra, gentiluomo della Camera privata della Regina, famigliare con la lingua e la letteratura Inglese, nessuno si prestava meglio del Biondi ad essere spacciato come traduttore della nostra lettera. Il guaio si è che Carlo I saliva il patibolo a’ 20 di Gennaio del 1649, e il Biondi era già morto nel 16441 a Aubonne in Svizzera, dove si era ritirato a godersi la ricca pensione guadagnatasi in Inghilterra e i beni della defunta moglie presso il cognato Teodoro Mayerne.

Il documento per quanto apocrifo, è troppo interessante e vicino

  1. L’Elogio citato dava Tanno 1645; il Niceron (l. e.) si appella all’epitaffio dei Biondi, che dice vedersi ancora nella chiesa «li Aubonne. Più copioso dell’Elogio nelle notizie sia della vita che delle opere del Biondi e delle loro edizioni, non dà però l’edizione veneta del 1627 della Donneila desterrada, né quella pur veneta del 1624 deWEromena, né la milanese del 163 3 del Coralbo (tre prolissi e strani romanzi con qualche allusione a personaggi contemporanei), nò la bolognese del 1647 della Hìstoria delle guerre civili d! Inghilterra tra le due case di Lancastro e di Jork, alla quale accennava il Tiraboschi (1. e). Le mentovate edizioni esistono tutte all’Ambrosiana.