Pagina:Ratti - La miscellanea di Chiaravalle.djvu/29

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e il libro dei prati di chiaravalle 21

generosità, e il fine della gloria di qualsivoglia interesse privato; però li suoi ministri si ricordano delle an iche inimicitie con gl’Inglesi, e se riavessero voluto agiutare la rovina della gran Bretagna, non le potevano fare più a tempo. La Regina mia Cognata udiva cortesemente e con patienza, con le querimonie del nostro misero stato, qualche tratto ancora de i moti primi e naturali d’una Regina giustamente sdegnata, e ingiustamente oppressa. Mi compativa, lacrimava meco, e si ricordava d’essere come Io Regina e Donna, e Madre, e mi prometteva ogni assistenza. Ma quel sole che mi rallegrava la mattina, mi uccideva tramontante la sera, perchè il Conseglio difficultava tutto. Chi havesse creduto al Cardinale Mazzarino, haverei messo il piede in mare col più potente esercito al soccorso de nostri perduti regni, che fosse uscito già mai dalla Francia, e confesso che su le prime m’ingannò. Ma sapete però che anco a voi io scrissi che costui trattava da Corteggiano Italiano, lontano dalla sincerità, e che tutto quello che prometteva era inganno per adormentarmi.

Questo nonostante mi scordai d’esser Regina e Figlia del grande Enrico, e lo pregai humiliandomi senza abbassarmi a interporre almeno i suoi offitii per aiuti col Pontefice, e le sue risposte furono il disanimarmi col dire gran male e di lui e del favorito suo, e nondimeno il mio Secretano, quando tornò da Roma, mi riferì tutto il contrario, e che il Papa era pronto ad ogni soccorso, anco col chiamare una Crociata, quando il Re mio Signore si fosse apertamente dichiarato Cattolico.

Fui in procinto per ricorrere personalmente al Re di Spagna mio Cognato il quale sapeva molto bene che vostro Padre haveva conservato sempre affetto grande a sua Sorella. Unica spina che nella sua dolce compagnia mi traffigeva il Cuore. Ma lo vedevo oppresso tanto dalle guerre che gli haveva mosso sua Sorella nella Fiandra, in Allemagna, in Italia e nel Cuore della Spagna, e mi ricordai di quello che una volta mi disse il Re mio Signore e marito che quel Re non è Patrone di disporre le cose sue senz’il Conseglio de Grandi, e che questi sono così superbi, e si tengono così poco disuguali dal medemmo Re, che uno di loro lo riprese, perchè havesse maritata la Infante sua figlia nel Duca di Savoia, che sarebbe stato meglio accasarla con suo figlio, perchè né l’Infante si sarebbe abbassata un deto, né un deto alzato il figlio, e perciò mi risolsi di non fare questo si lungo viaggio.