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Camera dei Deputati — 70 — Senato della Repubblica


ix legislatura — disegni di legge e relazioni — documenti



avrebbe dovuto inaugurare, a rigor di logica, una stagione di più ampia documentazione.

Rileviamo quindi una prima contraddizione, che caratterizza l’atteggiamento dei Servizi nei confrontti di Licio Gelli, che possiamo indicare nella circostanza che essi cessano praticamente di occuparsi di lui proprio quando dovrebbero iniziare, avendolo schedato negli archivi quale «pericolosissimo» elemento sovversivo, probabile agente dei paesi dell’Est. È questa una contraddizione che nasce dall’interno stesso della documentazione fornita dai Servizi, alla quale corrisponde la contraddizione rilevabile altresì da un approccio esterno al problema, prescindendo cioè dal fascicolo in esame, quando si rilevi che la mancata attività informativa sul Gelli da parte dei Servizi contrasta altresì con il peso che il personaggio viene via via acquistando nel frattempo sino a giungere a livello di pubblica notorietà, per argomenti e motivi tali da non poter non interessare un apparato informativo primariamente indirizzato, per ragioni di istituto, alla tutela della sicurezza dello Stato. La contraddittorietà di questo atteggiamento viene denunciata in fatto dalla circostanza che altri organismi informativi quali la Guardia di Finanza e l’Ispettorato per l’antiterrorismo, palesemente non collegati con i Servizi di informazione, pervengono autonomamente a valutare, nel 1974, il Gelli elemento degno di essere preso sotto osservazione per le sue molteplici attività prima fra tutte, quella di possibile contatto con ambienti eversivi di destra - sul rilievo delle quali attorno al 1974-1975 ormai anche la stampa è in grado di fornire notizie e valutazioni.

La giustapposizione, sempre in soli termini quantitativi, tra l’assenza di produzione di documenti da parte dei Servizi segreti e l’attività investigativa degli altri organismi informativi ci fornisce quindi un secondo punto di riferimento degno di attenta considerazione.

Passando adesso ad una analisi che, abbandonando l’approccio quantitativo, entri nel merito dei documenti al nostro studio, estremamente significativo è il confronto tra la nota dei Servizi del 1977 e la relazione Santovito del 1978 da un canto e le informative Santillo, in particolare quella del 1976, dall’altro.

Si impone infatti all’attenzione come dato di tutta evidenza come i primi due documenti - che nascono per impulso esterno, la richiesta cioè dei Ministero della difesa - sottovalutino, minimizzandola (nota del 1977), la Loggia P2 per incentrare l’analisi sulla massoneria in generale, secondo un’ottica che consente di sviluppare su tale generico argomento un ampio discorso a metà tra l’analisi sociologica e l’interpretazione politica; ci troviamo insomma di fronte ad un documento invero singolare quando si consideri che, per la sua provenienza da un servizio informativo, ci si dovrebbero in esso attendere informazioni (che mancano) piuttosto che valutazioni (che abbondano), proprie come tali più dell’autorità politica ricevente che dell’organo tecnico mittente.

Ben altro discorso invece per le note dell’Ispettorato antiterrorismo; il questore Santillo confermando le doti di investigatore che tutti gli riconoscevano ma che non gli valsero la nomina al SISDE, naturale successore dell’IGAT, alla cui guida fu preferito il generale Grassini, iscritto alla Loggia P2 centrando il cuore del