Pagina:Ricciarelli - Su e giù sulla piazza di Pescia, Cipriani, Pescia, 1913.djvu/49

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— La pazienza scappa a tutti !

— Ma anche gli accidenti piovono addosso a chi li chiama !

— Se ne picchiasse uno sulla testa di mia moglie qui presente /) sarebbe una vera opera di misericordia !

— Somaro di marito ! Più proprio (se non tirassi sassi alla colombaia) serebbe ... basta, ringolliamola ! Anche, sia pure onesta, non sta bene stuzzicare il vespaio !

— Dunque ?

— Bisogna ben pagare.

— Mi raccomando un po’ di tara.

— No ! quell’ omino, oramai siete tassato per quella somma, per quest’ anno è così ! Vedremo in seguito.

— Bravo ! e a lei un cotto eli faginoli, comprendo che è malleabile,

— Guardi come parla ! Non sono un ferro incandescente, un uomo che sa dire le sue ragioni, e all’occorrenza so menar le mani !

— Vado a pranzo !

— Buon appetito, che ti metta veleno.

Allo stato civile un tanghero di villano esigeva da quell’ ufìciale una concessione, non so di che genere, e nel tempo stesso apriva una sporta e due piccioni presero il volo andandosi a posare alla sommità degli scafali. Iradei ! pronunziò l’impiegato, se capita il Sindaco mi ribecco un partaccione ; chi ti insegna villanaccio.

— Ho fatto male? pagherò il vostro disturbo riprendendo i piccioni e mandarvi a farvi buscherare.

— Vai tu a quel paese e i piccioni lasciali lassù per ornamento (penserò io al trasloco).

Ecco il Sindaco e tutti su gli attenti ! Il donzello presenta la posta e il capo supremo del Comune