Pagina:Ricciarelli - Su e giù sulla piazza di Pescia, Cipriani, Pescia, 1913.djvu/50

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legge, in prima linea, un rapporto delle guardie comunali: Il rio del Giuocatoio ha straripato.

— Bene, troppo vino.

Le chiavi delle carceri non girano più nelle serrature.

— Olio.

A fare il Sindaco con tanto da fare, con tante seccature, bisogna sudare come il conte zio dei Promessi Sposi.

In cima di piazza, in quella piccola stanza che un tempo serviva di quartier generale alle rugginose sbirraglie (che tanfo di manette) qui abbiamo l’ingresso alla base della torre dell’orologio che io mi son preso il lusso di visitare (cosa che ne potevo fare a meno), sono uscito di là tutto tappezzato di ragnatele, proprio parato a festa. Visitai e udii lo spirito di un malvivente che narrava, a mente, un truce fatto. Narro la scena spettacolosa. Nelle Marsalle viveva una famiglia, marito e moglie con un figlioletto: uno snaturato, di notte assaltò quell’abitazione, uccise i coniugi risparmiando la vita del fanciullo e svaligiò la casa. 11 reo fu imprigionato alla base di quella torre, processato e condannato all’ergastolo. Prima di essere spedito al suo destino, fu posto alla berlina. Io era bambino, ma ricordo il fatto. Quella berlina consisteva nell’esporre il reo al pubblicq disprezzo suonando la campana del palazzo e i cittadini in massa accorrevano a vedere lo spettacolo, scena dolorosa e tanto più brutale per la moralità dei paese.

— Oggi, caro signore, di tali sconcezze non se ne parla più. La civiltà ci ha fatto la gira lasciando nel pianto i rugginosi e piangolosi che tutto vedono colla lente di un felice passato. Baccaglia, spurghi di