Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
6 |
quelle feste Baccanali, chi ha il damo lo perde e chi è senza lo acquista.
— Fagli una carezza di poca entità.
Per l’amor di Dio!
È un emulo da non fidarsi.... l'hai detta grossa... assai è come la civetta, piglierebbe tutto per sè!
— Provagli una pasticca di sale sciolto nell'acqua di zucchero di liquorizia.
Non si arrende tanto facilmente.
— È sviato male dai cattivi compagni!
0 è tristo lui, che avvezza male gli altri?
— Che diavol di eresie ti metti sulla coscienza!
Le conseguenze tocca a me a pagarle a caro prezzo, a digerirle!
Gli amici lo consigliano a non dare ascolto alla voce del cuore, ed io mi ci logoro e mando più accidenti ai suoi consiglieri, che di bugie un rivenduglioro ambulante, e toccò a me a susinarmelo.
Tristi per me le sue eccentricità!
— Per il prezzo di cinquanta centesimi lo spedirei franco a quel paese!
Tu dici santamente, ma quando siamo innamorate... la sua assenza, mi costerebbe una malattia, e sai?
Per il mal d’amore non c’è mignatta che ti possa guarire.
— Avresti torto a non sposare quel giovane signore propostoti da tuo padre.
Bellino! Con un ciuffo di capelli bianchi sulla testa e un occhio bilusco.
— Ma è ricco!
Sposalo tu, se hai tanto stomaco!
Ripensandoci bene ai ragione; sarebbe un impiastro per tutta la vita!