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Pagina:Richmond - La figlia del lattaio.djvu/10

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Nell’avvicinarmi a lui mi fece un profondo inchino e disse:

“Signore, io vi portai una lettera di mia figlia; ma temo che voi ci stimiate bene arroganti nel recarvi tanti disturbi.”

“No, no, davvero,” ripigliai. “Io sarò veramente contento di poter rendere servizio a voi ed a qualunque della vostra famiglia me ne volesse richiedere in casi simili.”

Lo feci entrare in casa, poi gli domadai: “Che professione avete?”

“Signore, io passai la maggior parte dei miei giorni in una capannuccia distante sei miglia di qui. Ho coltivato un piccolo podere e nutrito alcune vacche, le quali, col mio lavoro cotidiano, m’hanno aiutato a mantenere e nutrire la mia povera famiglia.”

“Di quante persone la si compone?”

“D’una moglie ora già vecchia assai e bisognosa, di due figli e d’una figlia; giacchè l’altra mia povera creatura se n’è andata da questo mondo.”

“Io spero per un altro migliore.”

“Anch’io spero così; poveretta! Ella non prese così buona via come la sua sorella; ma io credo che le parole di questa nei suoi ultimi giorni, furono un mezzo di salvar l’anima di quella. Che consolazione è l’aver una famiglia com’è la mia! Io non presi mai seriamente cura dell’anima mia, finch’essa, povera ragazza, m’esortò e mi pregò di fuggire dall’ira avvenire.”

“Che età è la vostra?”

“Ho oltrepassato i settanta anni, e la mia moglie è più vecchia ancora. Ogni giorno andiamo invecchiando e siamo incapaci di lavorare. La nostra figlia abbandonò una buona casa nella quale stava in servizio, e venne a prender cura di noi e delle nostre poche cose. Ella è una ragazza molto affettuosa, molto buona!”

“Fu ella sempre tale?”

“No, signore: quando era giovinetta, ella era tutta pei divertimenti, pel mondo, pei vestiti e per le compagnie. A vero dire, noi eravamo assai ignoranti, e pensavamo che bastasse tenere a conto questa vita e non