Pagina:Richmond - La figlia del lattaio.djvu/33

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ed abbiamo ben poco ancora da patire; ed allora...” egli non potè proseguire.

Il buon soldato mi presentò una Bibbia, e disse: “Forse, signore, voi non avrete difficoltà a leggere un capitolo, avanti che c’incaminiamo alla chiesa.”

Io feci ciò mi chiese; lessi il quattordicesimo capitolo del libro di Giobbe. Ognuno stava in silenzio mentre io leggeva; ogni minuto speso in questa camera sembrava essere di gran valore. Feci alcune osservazioni sul capitolo suddetto, applicandolo al caso della trapassata nostra sorella.

“Io non sono che un povero soldato,” disse l’amico militare, “e non posseggo de’ beni di questa terra che il mio giornaliero sostentamento; ma io non vorrei cangiare la mia speranza di salvazione nell’altro mondo per tutti i tesori che questo contiene. Che cosa sono le ricchezze senza la grazia? Benedetto sia Iddio: in qualunque luogo ch’io vada io lo incontro. Benedetto sia il suo nome. Egli è qui oggi, adesso, in mezzo a questa compagnia della morte e della vita. Oh sì! io stimo che sia un bene il trovarsi qui.”

Molte altre persone presenti a questa conversazione, presero parte ad essa. La vita e l’esperienza della figlia del lattaio, risaltarono in modo singolare in questa occasione. Ogni amico avea qualcosa da render noto, delle di lei ottime disposizioni.

Qual contrasto fa questa scena, quando si paragona con il malinconico, formale e spesse volte indecente comportamento usato nelle assemblee funebri!

Essendo già venuto il tempo di partire per la chiesa, io andai a vedere per l’ultima volta la defunta. La sua fisonomia era espressiva, ed evidentemente si vedea esser la Elisabetta spirata col sorriso sulle labbra. Rimase scolpita sul suo volto la tranquillità della già partita anima. Secondo il costume del paese, ella fu adorna di fiori e foglie tutto intorno della cassa; questi erano fiori di breve durata è vero, ma risuscitarono l’idea di quelli del cielo che sono immortali e dove l’anima sua eternamente viva trova riposo.

Ritirandomi, dissi fra me: Pace, mia onorata sorella,