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lari; il venerando conte e senatore Giovanni Arrivabene, che volle far presente alla mia biblioteca di un* opera pregevolissima che migliore non poteva darsi; il comm. prof. Pasquale Villari, il popolano Giuseppe Dolfi, il cav. Provveditore Domenico Carbonati, il cav. Direttore Zanobi Bicchierai, il prof. Carmelitano Formigli, il cav. prof. Pietro Stefanelli, il cav. ing. Giuseppe Giardi, il benemerito tipografo cav. Mariano Cellini, l’editore Carlo E. Usigli, e i librai Luigi Giannelli e Felice Paggi.
Anche il Giornalismo, animato da zelo per la diffusione dell’istruzione popolare, volle incoraggiare la mia impresa dando pubblicità alla mia circolare e facendo invito a tutti i buoni, acciocché cooperassero al nobile scopo che mi proponevo colla fondazione di questa Biblioteca.
Così andaron le cose del nascente Istituto fino al maggio del 1866. Dichiarata allora la guerra dell'Indipendenza Italiana, mi ristetti dall’inviare circolari, perchè gli animi tutti erano solo rivolti, com’era naturale, a quella difficile ed importante impresa.
Ridonata la pace all’Italia, tornai con maggior lena al mio proposito, e feci nuovo e più fervoroso invilo a’ nobili cuori, perchè mi aiutassero in questa Istituzione, in cui stanno racchiusi tanti germi di progresso civile e morale. Infatti in men di cinque settimane i libri donati al nascente Istituto sommarono ben più di seicento. Parvemi allora che dovessi far più col consiglio e coll’opera di altri che mi coadiuvassero nella impresa. Conferii con alcuni amici, ai quali altri egregi si aggiunsero in breve, poiché ben ricordo che nessuno di quanti da me furono interrogati rifiutò di compiacere al mio invito. Surse in tal modo il Comitato che adunato (29 dicembre 1866) passò alla scelta del Segretario; al quale ufficio i membri del Comitato vollero che fossi eletto io iniziatore. Dapprincipio ricusai l'onorevole ufficio, ma alla fine cedei alle replicate preghiere degli adunati.
Il Comitato in quella madesima adunanza determinò ancora di dare alle stampe una mia circolare per invitare i cittadini a cooperare con denaro e con libri alla utile e santa istituzione, qua!’ è quella delle Biblioteche popolari.
L’opera, a cui io e il Comitato ci accingevamo, era diffi-