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Pagina:Ricordi e documenti delle biblioteche popolari Livornesi dalla loro fondazione a tutto il 1869.djvu/19

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denaro e di libri l'opera, alla quale attendevo. Cosi la mia Biblioteca, nata da umili principj, doveva avere larghe testimonianze di approvazione da cospicue autorità, certo segno della molta importanza ed utilità che in essa ponevano.

Il 12 settembre 1867 adunai il Comitato nella sala del Palazzo Comunale di Livorno gentilmente concessa; esposi brevemente ciò che avevo fatto per la istituzione della Biblioteca popolare dell’Ardenza; dissi che col raccolto poteva farsi più di ciò che avevo dapprima deliberato, e terminai il mio dire coi sottoporre all’approvazione del Comitato la proposta di fondare anche in città una di queste Biblioteche. La proposta mia veniva accettata, e il Comitato dopo tale deliberazione prendeva il nome di Comitato Promotore delle Biblioteche popolari Livornesi.

Un mio avviso sparso ed affisso per la città annunziava che per mio invito erasi costituito un Comitato di persone rispettabili per la fondazione delle Biblioteche, soggiungeva ciò che da me si era fatto e il molto che dovevasi fare per ottenere lo scopo, e terminava coll’invocare l'ajuto dei buoni, sul quale le mie deboli forze facevano assegnamento. Popolani e ragguardevoli uomini, accolsero con gioia questo mio annunzio, e la impresa trovò il favore di tutti.

L’onorevole deputato cav. avv. Eugenio Sansoni fu allora nominato Presidente del Comitato. Coll’opera sua e coir autorità che godeva e gode nella città, potè far molto. Un’altra benemerita persona, il prof. Aristide Provenzal, si unì a me per la raccolta dei libri ; egli colle sue aderenze e coll’ascendente che aveva sull’animo di molte persone, potè in brevissimo tempo raccogliere un cospicuo numero di volumi, e così i libri per le proposte Biblioteche ascesero a più di milledugenlo.

L’impresa da me promossa, che dapprincipio fu credula impossibile, prendeva incremento tale da doverla assicurare per l’avvenire. I tristi che avevano dapprima seminata la zinzania per ingenerare diffidenza, furono svergognati, annichiliti. Molti che mi avevano lungamente osteggiato, che avevano talora male interpretate le mie intenzioni ed anche bruttamente calunniato, ebbero loro malgrado ad apprezzare Y opera mia ed i retti miei proponimenti. Rimasero però sempre indifferenti, benché avessi