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Tenete a mente che dovete coltivare in voi tre grandi affetti: Dio, Patria e Famiglia; in tal modo la Biblioteca popolare si fa scuola di cittadine virtù e spande il benefizio di morale perfezionamento: così si prepara l'educazione nazionale; cosi si rafferma l'amor di patria; così è aperta una luminosa palestra ad ogni ingegno.
Molti a tutto quello che sa di nuovo mostrano il viso arcigno. Noi non invitiamo il popolo ad abbandonare il suo stato, a vagheggiare un altro impossibile. No, il nostro principio è anzi di fargli amare lo stato presente col dargli modo di trarne miglior partito colle sue fatiche mediante la concordia delle forze corporali ed intellettuali; vogliamo che egli sappia guardarsi dai pregiudizio giacché nelle moltitudini ignoranti hanno sempre fidato le sette d’ogni specie; vogliamo che egli si faccia vincitore dell’egoismo, preferendo la patria alla famiglia, la famiglia all’individuo; vogliamo insomma che P uomo porti alta la fronte sublime e viva da essere ragionevole e non da bruto.
La scienza ci eguaglia e pone la nobiltà dell’onesto operaio accanto a quella dell’opulento patrizio. Il sapere fu nei primi tempi patrimonio di pochi, nel medio evo patrimonio del clero; oggi che ha da esser patrimonio di tutti, ogni cittadino deve propagarlo.
Gl'Italiani, mercè il sangue di tanti martiri, si affrancarono dallo straniero servaggio; ma oggi hanno un’altra grand’opera da compiere. Debbono procurarsi un’abbondante suppellettile intellettuale, e così le armi e la civiltà staranno a guardia del P indipendenza del loro paese.
Lì 5 settembre 1869.