Pagina:Ricordi storici e pittorici d'Italia.djvu/134

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de e per ultimo quelle de’ suoi due giovani figliuoli Galeotto, e Gherardo, i quali furono dapprima strangolati nelle braccia del padre.

Presso la torre di Astura, ed in quella solitaria spiaggia, mi tornarono alla memoria pure tutte quelle altre località consacrate dalla storia degli Hohenstaufen, e che io aveva pure visitate nelle mie peregrinazioni per Italia. Mi comparve la bella figura di Manfredo, biondo, ricciuto, sui campi di benevento, quale avevalo veduto Dante con doppia ferita alla fronte ed al petto, sclamando mestamente:

                         «I’ son Manfredi
Nipote di Costanza imperatrice!»

Lasciai errare il mio sguardo sul mare ricco di ricordi, di memorie, fissandolo colà dove giace la bella Sicilia, dove sorge in mezzo a giardini sempre in fiore, sulla spiaggia la più amena del mondo, quel castello di Palermo dove passò la sua gioventù, dove poetò Federico, dando origine alla poesia italiana; pensavo al duomo di quella stessa Palermo, a quella cappella oscura, dove riposano nei loro sarcofaghi di porfido rosso Enrico VI e Federico, e le due Costanze, rappresentati colla corona in capo, e con dalmatiche seriche, sugli orli delle quali leggonsi iscrizioni saracene.

Entrammo nel castello. Un ponte in muratura lo unisce alla campagna, ed un ponte levatoio dà accesso all’interno. Nella piccola corte sorge la torre ad otto piani, la quale finisce a foggia di terrazzo, su cui stava un solo ed unico cannone irruginito. La guarnigione, composta di otto uomini, si stava esercitando nella piccola corte, ed il luogotenente, D. Pasquale, la stava guardando dal terrazzo coll’aspetto di chi avrebbe voluto essere dovunque, purchè ivi non fosse. Ci portò nel suo piccolo e meschino quartiere; dipinge piuttosto bene e procura uccidere le giornate nella sua solitudine, disegnando arabeschi nello stile di Pompei. Il tenente ci disse che ognuna di queste torri della costa trovasi ora custodita da otto uomini, co-