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partecipate agli abitanti che ho scelta la loro isola a mia stanza; dite loro che saranno sempre l’oggetto delle mie più vive premure.»

L’Elba d’ora in avanti l’oggetto delle sue più vive premure! Un povero scoglio, a vece del mondo.

Il gonfaloniere ed i priori di Portoferraio gli presentarono le chiavi della città. Desso le accolse. Era la stessa scena che aveva ripetuta già le tante volte a Berlino, a Vienna, a Dresda, a Milano, a Madrid, a Mosca... Soltanto gli attori erano cambiati... Un povero gonfaloniere di Portoferraio che balbettava per la confusione, e due priori della piccola città.

Napoleone salì alla casa del governatore che diventò il palazzo imperiale, col suo piccolo giardino dei cannoni, con poche aiuole di fiori. Cominciò tosto ad ampliarlo. Vidi costrutte da lui una bella sala da pranzo ed un dieci o dodici stanze di varia dimensione, le quali attualmente sono occupate dal governatore della città e della fortezza. Nella camera da letto di Napoleone stanno appese tuttora incisioni che ricordano la spedizione di Egitto, e nel suo gabinetto di lavoro esiste tuttora il suo scrittoio. Questo era il nuovo palazzo delle Tuileries dell’imperatore, vera immagine della sua signoria in miniatura alla quale corrispondeva pur anche la sua corte. Grande maresciallo del palazzo era il conte Bertrand; il conte Cambronne, il generale d’artiglieria Drouot, e gli altri formavano la corte, la quale in totale comprendeva trentacinque cariche titolate.

Per dir vero il soggiorno di Napoleone all’Elba ricordava la villeggiatura di un imperatore romano, il quale sottraendosi al cerimoniale della vita solenne di corte in città, si porta con pochi favoriti e pochi servi ad Anzio od a Baia, per godervi l’aria pura ed il riposo. Però no; l’aria dell’Elba doveva comparire a Napoleone ben più opprimente di quella stessa dello scoglio di S. Elena, dove era giunto pienamente rassegnato.

Gli si erano lasciati, quasi a comparse, un settecento uo-