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Pozzuoli, era giunto pure colà un legno d’Alessandria di Egitto; i passeggieri e la ciurma indossarono abiti candidi, e mentre offerirono il sagrificio, cantarono le lodi dello imperatore, augurando salute a lui, dal quale dissero ripetere vita, commercio, libertà, ben essere. La qual cosa procurò all’imperatore tanta soddisfazione, che fece distribuire alle persone di suo seguito quattrocento monete d’oro, facendo loro promettere che le avrebbero impiegate unicamente nel fare acquisto di merci provenienti da Alessandria. Anche nei giorni seguenti, continuò a fare loro doni, particolarmente di toghe, e di pallii, ordinando che i Romani dovessero parlare greco, e vestire alla foggia greca, ed i Greci alla romana, e parlare latino. Volle assistere in Capri ai riti degli Efebi, dei quali esisteva tuttora un certo numero. Loro diede un banchetto alla sua presenza, accordando loro facoltà di portare via pomi, altre frutta, ed ogni specie di doni. Si prese in una parola ogni ameno sollazzo. Diede ad un’isola vicina a Capri il nome di Agrapopoli, a motivo dell’ozio in cui vivevano le persone di suo seguito le quali colà si portavano. Si compiaceva di dare ad uno de’ suoi favoriti, Masgaba, il nome di Ktiste, quasi lo ritenesse il fondatore dell’isola, e nel vedere, al sorgere dalle mense, circondata da una folla di lumi la tomba di quel Masgaba, il quale era morto un anno prima, improvvisò ad alta voce un verso greco il cui senso era: «veggo in fiamme, la tomba del fondatore.» Domandò di poi a Trasillo, compagno di Tiberio, il quale gli stava di fronte, se sapesse di qual poeta fosse il verso. E non avendo questi saputo dirlo, improvvisò un secondo verso dicendo: «Non vedi Masgaba onorato di fiaccole?» domandando parimenti di chi fosse. Ed avendo Trasillo risposto, che di chiunque fossero, i due versi erano eccellenti l’imperatore proruppe in uno scoppio di risa, e non cessò dallo scherzare.»

Poco dopo si portò a Napoli, quindi a Nola dove morì. Tali sono i particolari narrati da Suetonio, dell’ultimo soggiorno di Augusto a Capri. Per quanti siano scarsi,