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La navata di mezzo venne illuminata con due finestre a rosa ad ognuno dei lati, ed una parimenti ne venne aperta sopra la tribuna. Cercai invano sculture antiche; l’unica che possa meritare qualche attenzione, si è il battistero formato da un vaso sostenuto da tre cariatidi, lavoro grossolano del medio evo.

Me ne andai tosto alle mura ciclopiche. Alatri era in origine circondata di queste al pari di Ferentino, ma pochi avanzi rimangono della cinta della città, e solo sussiste quella detta rocca, monumento sorprendente di quell’epoca remota, e di cui non trovasi l’eguale in tutte le città del Lazio. La sola vista di queste mura, le quali sosterrebbero il paragone colle costruzioni più colossali dell’Egitto, basterebbe a compensare ampiamente la fatica del viaggio. L’antica rocca di Alatri (chiamata ora Civita, quasi la città per eccellenza) si trovava all’esterno, sulla collina la più elevata, attualmente nel distretto del duomo, imperocchè quivi pure, come a Ferentino, la cattedrale ed il vescovato si appoggiarono all’antica fortezza. Questa collina sulla sommità della quale, ridotta a piano trovasi il duomo, è internamente circondata, sostenuta, e rivestita di mura ciclopiche, dell’altezza di ottanta a cento piedi. Allorquardo mi si presentò davanti agli occhi quella costruzione mostruosa, allorquando contemplai quei massi titanici in ottimo stato, quasi non contassero secoli e secoli di durata, ma unicamente pochi anni, provai impressione di stupore maggiore a quella che mi colpì la prima volta che vidi il Colosseo. Imperocchè in un periodo di maggior coltura, con maggiori mezzi meccanici, si comprende come si siano potuti edificare, ed il Colosseo, e le terme di Caracalla e di Costantino, ed anche le mura di Dionigi a Siracusa, le più grandi opere di tal genere che io abbia vedute fin qui. Ora in Alatri abbiamo davanti agli occhi mura di tanta altezza, di cui ogni sasso non è un parallellepido od un cubo lavorato, ma un ingente masso rozzo di forma irregolare, e non possiamo comprendere quali fossero i mezzi meccanici atti a muovere quelle

F. Gregorovius. Ricordi d’Italia. Vol. II. 2