Pagina:Ricordi storici e pittorici d'Italia.djvu/452

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là la Posta dove ha la sua sorgente il Fibreno, i Sette Fratelli dedicati ai figliuoli della Felicità, dove il monaco Alberico ebbe la visione famosa la quale precedette quella di Dante, e probabilmente diede origine al poema di questi. Parecchie altre città e castella, si staccavano biancheggiando dall’azzurro dei monti; nelle Romagne si scorgevano Veroli, Monte S. Giovanni, Frosinone, Ferentino, ed a fianco un monte piramidale di forma strana, sul quale sorge la Rocca d’Arce; ed un altro sul quale campeggia nel cielo la torre solitaria e bruna di Montenegro.

Tutte quelle città risalgono ai tempi di Saturno, e contemplandole da quelle mura ciclopiche, si vive per così dire nella più remota antichità.

Su queste mura stesse si arrampicava un giorno, provando e sviluppando le sue forze il giovane plebeo Caio Mario, nell’epoca in cui tutti i popoli, dalle Calabrie al Liri ed al mare Adriatico, erano insorti per i loro diritti civili, e di là gittava il giovanetto lo sguardo verso il Lazio, verso quella gran Roma, alla quale erano rivolti nelle provincie i pensieri di tutti coloro che anelavano all’operosità, alla fortuna. E per dir vero questo ciclopico Arpino vuol essere ritenuto per culla adatta al sanguinario Mario, per vera culla di un gigante, la cui terribile e rozza natura porge un non so che di ciclopico, posto a contatto principalmente di quella tutta aristocratica di Silla, il quale con arti volpine gli attraversa di continuo la strada, ed arresta costantemente il corso della sua fortuna.

Tutto Arpino è popolato dalle memorie di Mario, e di Cicerone. Uno si trova quivi ad una delle sorgenti della storia, che si visitano colla soddisfazione che procura nell’ordine fisico la ricerca delle fonti modeste, da cui hanno origine i grandi fiumi, i quali diffondono nel loro corso la fertilità, e la vita. La scienza di Cicerone si può paragonare ad un fiume regale della letteratura antica accresciutosi nei secoli del medio evo, ed al quale ancora oggidì si ricorre con frutto, merito questo positivo, che non valgono a monomare nè la sua vanità, nè la sua debolezza