Pagina:Ricordi storici e pittorici d'Italia.djvu/516

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tudini, dalla quantità di amuleti, di simboli di superstizione, di cui erano ricoperte tutte quelle imagini. Si sarebbe detto che quegli scultori, se pure meritano un tal nome, fabbricano divinità per il popolo, come le crearono Esiodo ed Omero. Nel contemplare tutte quelle statue, io credetti farmi un’idea della natura della religione di questo popolo, e stanco, nauseato, mi affrettai a portarmi sul molo per respirare all’aria libera, e ricreami nella vista della natura sempre pura, bella, e santa. Pur troppo l’uomo non corrisponde qui alla natura che lo circonda; diversamente in vista di questo mare, di questi monti di questo cielo, non potrebbe pregare davanti a quegli orribili fantocci.

II.

Basta un breve soggiorno a Napoli per comprendere che la vita non è turta concentrata nella città, ma si spande largamente nei dintorni. La città per sè è tutt’altro che piacevole; quella grande confusione, quelle case di soverchia altezza, e di architettura barocca; il sucidume e la polvere delle strade; quel chiasso continuo ed assordante, non tardano a stancare: in Napoli si soggiorna unicamente perchè i dintorni sono di una bellezza meravigliosa, e perchè la città è come il centro, di dove in poco tempo si può andare a Pompei, ad Ischia, a Sorrento, a Portici, a Pozzuoli, a Baia, al Vesuvio, a Capri.

La folla si porta di continuo fuori di città, in tre diverse direzioni le quali costituiscono propriamente la topografia della città. L’una per la via Toledo, la grande arteria di Napoli, porta alla bella collina di Capo di Monte, alle vicine alture popolate di ville, ed all’ameno romitaggio di Camaldoli; la seconda e la terza, partendo entrambe dall’estremità di via Toledo portano lungo il mare, l’una girando attorno il porto ed alla Marinella, a Portici, a Pompei, ed al Vesuvio; l’altra per Chiaia, a Posilippo,