Pagina:Ricordi storici e pittorici d'Italia.djvu/532

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tere, non riuscì parimenti l’arte ad acquistare una forma espressiva, un carattero deciso. Lo stile gotico vi è ricco, talvolta si accosta allo strano, al bizzarro, talvolta non manca di ingenuità, ma il più sovente e di gusto equivoco. Anche in presenza di questi monumenti, uno si accorge di essere a Napoli. E difatti, non già a seguito della caduta degli Angioini, non per colpa dei tempi, l’arte a Napoli non tardò a cadere nel manierato, nell’esagerato, nel barrocco, come ben si può vedere tanto all’esterno, come nell’interno di parecchie chiese, come quella del Gesù nuovo, la quale è più simile ad una fortezza che ad un tempio cristiano, ed altra, le quali sono propriamente di gusto corrotto e puerile. Gli stessi edifici gotici vennero malamente deturpati dai molti ristauri, resi necessari dai frequenti terremoti, ed eseguiti senza intelligenza, senza sentimento artistico.

Il culmine poi di questo pessimo gusto è segnato dai tre obelischi della Concezione, di S. Gennaro, e di S. Domenico, i quali portano in cima la statua dorata del santi, e sono sopracarichi di statue, di figure, di ornati, che sarebbe difficile potere immaginare peggiori.

È facile riscontrare in questi monumenti l’influenza della Spagna, la quale durante una lunga serie di anni, di cui non rimase una sola memoria pregevole, governò malamente queste belle contrade per mezzo de’ suoi vicerè. Gli Spagnuoli lasciarono alcuni ricordi di quel loro periodo, fra quali la grandiosa Fontana Medina, opera di Domenico Ansia, eseguita d’ordine del vicerè Olivares nel 1593. Venne questa trasportata per ben tre volte qua e là, sotto i vicerè di Carlo Alba e Montery, fino a tanto che D. Anna Caraffa consorte del vicerè Medina, la fece collocare dove si trova attualmente. La è opera grandiosa, ma che produce poco effetto, sopracarica di figure di tritoni, di delfini dai mostri marittimi, fra i quali sorge la statua di Nettuno in una conchiglia sostenuta da tre satiri, e l’acqua, con pensiero abbastanza felice sgorga dalle punte del suo tridente. Se non che il miglior ricordo dei vicerè spa-