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da Carlo I, sul punto dove vennero decapitati Corradino, e Lodovico di Baviera, vi si legge la seguente iscrizione;

     Asturis ungue, Leo pullum rapiens aquitinum
     Hic deplumavit, acephalumque dedit.

Nè i Normanni ne gli Hohenstaufen lasciarono edifici in Napoli, e si cercherebbero inutilmente reliquei di quella architettura moresco-normanna, le quali tanto abbondano in Sicilia. Lo stabilimento della dinastia degli Angioini, la quale, perduta la Sicilia, si ridusse a Napoli; procurò a questa l’unica epoca in cui vi siano state in fiore la scultura e l’architettura, mentre in questa, allo stile romano delle basiliche, sottentrò quello germanico. Questo periodo durò fino verso il fine del secolo XIV ed il suo punto culminante fu il regno del re Roberto fautore ed amante delle arti belle. Napoli produsse allora i due Masuccio, di cui il secondo fu pure scultore distinto. Fece le tombe di Carlo di Durazzo, di Caterina d’Austria, di Roberto di Artois, e di Giovanna di Durazzo, nella grandiosa chiesa di S. Lorenzo, da lui ultimata sugli antichi disegni; costrusse pure la chiesa gotica di S. Chiara, allogando in quella, a tergo dell’altare maggiore, il capolavoro della scultura napoletana, la tomba di re Roberto morto nel 1343. È questa di stile gotico, ed ornata di parecchie statue; e sebbene le forme non siano ancora purissime, il complesso della composizione è artistico, e di una semplicità di buon gusto. S. Chiara è ricca di monumenti sepolcrali, imperocchè riposano ivi parecchi altri Angioini, fra quali Carlo di Calabria figliuolo di Roberto, Giovanna I ed altre principesse.

In generale però, tutte quelle tombe degli Angioini fanno effetto di mancare di serietà, di dignità. Nella stessa guisa che le tombe di questa stirpe, stata senza influenza nella civiltà, e vissuta nel piacere e nella crudeltà, non destano commozione di sorta, non portano menomamente a riflet-