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dini ridotti a vigne ed orti, appartenenti a privati; e solo si può conoscere l’estensione del pomario, sussistendo tuttora in massima parte i muri di cinta. I Palermitani continuano a dare a quella località l’antico nome saraceno di Cuba».

Il palazzo sussiste tuttora attualmente nelle sue parti principali, quale venne descritto da Fazello, e particolarmente si possono vedere tuttora le mura di cinta del giardino, ed in questo gli avanzi della vasca, ed è ciò quanto rimane tuttora della Cuba.

La Zisa era villa più bella ancora, e più vasta, degli emiri saraceni. La famiglia spagnuola Sandoval, la quale ne tenne la proprietà, la alterò notevolmente con novelle costruzioni, ma con ciò la preservò da una rovina totale, in guisa che è possibile farsi una idea della sua forma primitiva, meglio che della Cuba. Lo stile è lo stesso; il palazzo ha forma di un dado di belle proporzioni; è semplice, costrutto con pietre lavorate regolarmente, e diviso in tre parti, da cornici, archi, e finestre.

Guglielmo il Malo aveva fatto ristaurare la Zisa, e probabilmente l’aveva pure ampliata, imperocchè non può spiegarsi in diversa maniera l’asserzione di Romualdo da Salerno, che quel re avesse fatto costrurre un palazzo denominato la Lisa. «In quel tempo, lasciò scritto Romualdo, il re Gugliemo fece costrurre presso Palermo un palazzo di una architettura meravigliosa; gli diede nome di Lisa, lo circondò di ameni giardini, e per mezzo di appositi acquedotti, arricchì questi di grandi vasche, dove si allevavano pesci». La Zisa rimase però sempre di origine araba, ad onta vi abbia il re Cuglielmo introdotte variazioni notevoli.

Il suo interno, interamente ristaurato, contiene parecchie sale ed appartamenti, i quali non hanno più traccia di carattere arabo, e soltanto il porticato d’ingresso, ha serbato un certo aspetto d’antichità. Si vedono ivi nel muro nicchie, ed archi sostentti da colonne, dove sgorga in una vasca di marmo una fonte, tappezzata di muschio