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tezzare, ed assunse il nome di Gerolamo di Santa Fede, e scrisse sotto questo nome un libro contro gli Ebrei intitolato «Hyeronimi de Sancta Fidex Judeo, Christiani contra Judeorum perfidiam et Talmud Tractatus, sire libri duo ad mandatum D. PP. Benedicti XIII. Il suo nome fu maladetto nella sinagoga, come parimenti il nome di Uriel Acosta. Ed anche Innocenzo VII, di cui Benedetto era stato antipapa accordò nel 1406, il diritto di cittadinanza agli Ebrei del Trastevere, non che ai maestri Elia di Sabbato, Mosè di Tivoli, e Mosè di Lisbona, i quali tutti erano medici. Godevano in tale loro qualità di ampi privilegi, ed erano inoltre dispensati dal portare il segno obbrobrioso, al quale erano tenuti i loro correligionari. Medico di Martino V della famiglia Colonna (1417-31) fu maestro Elia del Ghetto di Roma, e troviamo medici ebrei al Vaticano, fino al secolo XV, ad onta delle bolle di proscrizione, promulgate ora da questo, ora da quel Papa ostile agli Ebrei. Dessi, quali Orientali, quali imparentati cogli Arabi, erano ritenuti dovunque, ed anche presso i principi e gl’imperatori, in gran credito di scienza medicale. Samuele Sarfadi, rabbino spagnuolo, uomo dotto ed eloquente, fu medico di Leone X.

Come è naturale il favore dei Papi i quali avevano medici Israeliti si stendeva pure al popolo ebreo del Trastevere. Ma per la natura stessa del reggimento della Chiesa, interamente personale, la sorte degli Ebrei di Roma dipendeva sempre dal carattere di ogni Papa, e questa continua alternativa li manteneva in agitazione permanente, ora rialzando ora deprimendo le loro speranze, e li esponeva a tutti i pericoli dell’arbitrio che nessuna legge tempera e frena.

Già parecchi concili, nei primi tempi del medio evo, avevano ordinata la separazione degli Ebrei dai Cristiani, e prescritto dovessero quelli portare un distintivo. Rinnovarono queste prescrizioni Innocenzo III nel 1215 ed altri Papi. Se non che gli Ebrei non le osservavano, o se ne

F. Gregorovius. Ricordi d’Italia. Vol. I. 5