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La porta di Ponte, a levante dell’attuale Girgenti, conduce alla collina di Minerva (rupe Atenea) che le sta di fronte, altura pittorica sulla quale sorgono il convento e la chiesa di S. Vito, e dove i Girgentini formarono un giardino publico, nel quale collocarono il busto di Empedocle.

Torreggiavano in antico su questa altura i tempii di Giove Atabirio e di Minerva, dei quali non rimangono traccie, ma sul pendio della collina, verso mezzogiorno, si riconoscono ancora gli avanzi dei tempii di Cerere e di Proserpina, sull’area dei quali sorge oggidìi la chiesa di S. Biagio.

Scendendo dalla collina di Minerva, in direzione di mezzogiorno, si arriva a quella serie di tempii i quali sorgevano a fianco della mura meridionali dell’anlica cità.

La loro vista sul fondo di quel bel mare di Libia, particolarmente, quando il sole illumina i loro sassi di tinta calda, e fa splendere le loro colonne gigantesche, è tuttora bella oggidì; e quanto non lo doveva essere anticamente, allora quando quelle moli sussistevano tuttora intatte.

Il tempio di Giunone Lucina, è il primo di questa serie. Sorge sur un’altura, e trovasi a metà rovinato, imperocchè non sussistono più che da un lato le sue tredici colonne, le quali sopportano l’architrave. Del frontone non sussistono più che due colonne, con un pezzo di architrave; alle altre, o mancano i capitelli, o sono questi a terra interamente rovinati. Il tempio trovasi orientato da levante a ponente, e sorge alla foggia greca sur un basamento di quattro gradini. Era circondato da un portico di treataquattro colonne d’ordine dorico, con venti scannellature, disposte in guisa che se scorgevano tredici dai lati, e sei sulla fronte. Le colonne hanno un diametro di cinque palmi, ed all’incirca cinque diametri di altezza. Le linee dei capitelli sono molte graziose, ma disgraziatamente non esistono più avanzi del frontone, nè cornici. Le traccie d’incendio sono tuttora visibilissime in quei