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dall’azione del tempo, e dove si scorgono traccie di numerose strade, vestigia di passaggio di carri, dove si trovano sepolcri, ponti in pietra, fondazioni di case, piazze, e dove si può riconoscere tuttora il corso, l’andamento, della via Lata.

Si arriva ad Achradina dall’isola, o passando per i tre ponti levatoi delle fortificazioni che tagliano l’istmo, ovvero per mare, imbarcandosi nel piccolo porto, e scendendo a terra al disotto del convento dei Cappuccini, imperocchè piccole chiese, e conventi, S. Maria di Gesù, S. Lucia ed i Cappuccini, sorgono isolati e malinconici, su quell’altipiano. Oltrepassato l’argine, trovasi dapprima in un punto piano la fonte degl’Ingegneri. presso la quale sorge quella colonna isolata di cui ho fatto già parola, unico segno visibile, della antica città. Avendo dessa una base attica, ed essendo senza scannellature, non può dirsi dorica; e Serra di Falco ritiene possa avere appartenuto al tempio di Giove, che Ierone II fece costrurre nel foro; se non che le dimensioni troppo esigue della colonna stessa non permettono accettare questa spiegazione. È certo per contro, che il foro doveva trovarsi in questa località; imperocchè nessun’altra sarebbesi trovata ugnalmente adatta a servire alle due città di Ortigia e di Achradina. Una porta a cinque archi portava al foro, il quale era tuttora attorniato di portici. Trovavansi ivi pure il pritaneo, e la curia, di cui non rimane il menomo vestigio; ed anche la così detta Casa dei sessanta letti, avanzo di un antico edificio, viene ritenuta senza fondamento, rudere del palazzo di Agatocle.

In mezzo ad Achradina. e circa al punto culminante dell’altipiano, trovansi le famose latomie, od escavazioni nei sassi, che ora portano nome dei Cappucini, per averle quei monaci ridotte ad uso di giardini; imperocchè all’ingresso di quelle sorge il convento di quei padri, solitario ed isolato, ma con bella vista sulla città e sul mare. Tutto all’intorno si stende la pianura deserta e morta di Achradina, e si direbbe che la natura colpita dallo sguardo