Pagina:Rimatori siculo-toscani del Dugento.djvu/154

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{{RigaIntestazione||iii - rimatori pisani144|}

che non v’è solo meo piacer servire,
ma stimo, al mio sentire,
ch’amor tanto di voi in me procede,
che degno in tanto sia meo cor non crede.
25Degn’esser quanto so’ non fór amato
da voi, donna piagente,
si veramente, — com’eo credo fiso;
ma voi pur degna siete che sia dato
amor chi fermamente
30per voi servente — di voi è assiso.
E come veramente, donna, e’ degno
diven’, che ’lor che segno
vedeste per sembianza ch’io v’amava
e servir disiava,
35el meo cor conosceste si com’era
di voi per vostra conoscenza altèra.
• Poi certa, donna, vi fe’ conoscenza
del meo e vostro core,
ch’era d’amore — di voi, siccom’è, priso,
40fu ’l vostr’altèr de si nobile essenza
che mi donò sentore,
quasi colore — di ben a voi commise,
dandomi quasi ferma intenzione
eh ’è vostra oppenione
45per sembianza vi dovesse amare,
servire e onorare;
ed eo si fo, und’ho magn’alegrezza,
poi m’ha degnato a servo vostr’altezza.
Senz’alcun quasi par sono ’n gran gioia
50poi ferm’aggio voglienza
servir, fior di piagenza, — vcstr’altura;
né già mai non credo alcuna noia,
pesanza, né doglienza,
poi la mia intenza — in voi solo dimora,
55considerando che d’ogne vertude
siete, u’ si conchiude