Pagina:Rimatori siculo-toscani del Dugento.djvu/159

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iii - panuccio del bagno 149

son Stato doloroso e ’n grave pena,
che partire no men pò
isperanza di tal gioia passata;
35che chi ha gioí’ portata,
partendo d’ella, pena a morte mena.
Però che ’l male avante benenanza
non grev’è a simiglianza,
quasi nente ver’bene aver sentito:
40che poi il ben è fallito,
appresso pena dà confusione
e maggiormente grav’è per ragione.
La dolorosa pena,
ove sono distretto interamente.
45la qual mi dà sovente
morte passionai, tuttor vivendo,
e ch’un’or’non m’allena,
da quella ch’i’ amo in me ognor discende,
che ciascun ’ora accende
50gravoso in me languir, la.sso, dolendo;
che crudeltà mi mostra in sua sembianza
e con fer’orgoglianza,
servendo lei, disdegna il meo servire,
unde ’n fero languire
55più ch’alcun altro sono e doloroso,
sostenendo tormento ogni gravoso.
Fera ragion m’apporta
di si grave tormento tal cagione,
poi senza offensione
60tal’ho comis’alcuna ’n lei doglienza,
ma sempr’è stat’accorta
e presa di voler l’anima mia
servir, poi ’n signoria
di lei fui servo intero a sua potenza;
65und’è che la mia vita quaSi è morte:
in tanta pena forte
mi dà tormento e ’l meo servire isdegna