Pagina:Rimatori siculo-toscani del Dugento.djvu/167

Da Wikisource.

iii - panuccio del bagno 157

e ’n ciascun d’esti grato
porgiami svariato sentimento.
E tal suo cieamento
70adoperava in me diversa offensa,
e dico: — Om’per potenza
ciò ch’ha ’quistato amando u’ prende gioia,
sed ei perde, poi noia
gli abbonda maggio che non fé il deletto,
75per che nostra natura è in defetto. —
Coni ’operava in mevi il suo sentire,
tutto languir divíso ogni piacere,
al desentir dolere
da me diviso d’ognunque suo male,
80e dammi noia in che ferm’ho gradire
e fammi che volea tutto isvolere
ed el desio podere
ch’era costretto a desiar infinale
e diverso, già quale
85non potea aver mai compimento
ed il suo potimento
diliberato in tutto aver disio,
si che mis’ho in obrio
ogni sentir di lui fermo e ricordo,
go stando a membranza di lui, mai sempre ordo.
Se disdegnanza Amore alcuna ha presa,
volendo apporre offesa,
ch’e’ fui ’n sua signoria, or ne son fora,
di colui che restora
95il tormento e’ ha avuto ogni mio fallo
e che per vero salto,
ni vorrea senza stato esser sua doglia,
per la qual credo in me più gioi’ s’acoglia.
Anco maggio difensa,
100la qual misura sostien di ragione,
ha maggi’ offensione,
ch’om non seguir dea mal tutto deletto.