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Pagina:Rimatori siculo-toscani del Dugento.djvu/171

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iii - panuccio del bagno 161

non è che lungo tempo Dio il sostegna,
loo che non soffrir vorrà cosa si ’ndegna.
Seminato nel campo fer’han seme
e seme simel sé ciascun arende,
und’è folle chi attende
di seminato gran piggior che gioglio,
105perché non tanto doglio
che frutto e seme cosa una fi’ ’nseme.
Per soverchi’ abondanza
ch’avea ed ho di gravosa doglienza,
m’have la mia voglienza
no sommosso a conto far di si gran torto,
il qual greve m’ha porto
cagion dogliosa e fera di dolere,
poi che ’l bene a podere
sento perire e ’l mal tuttora avanza.

VIII

Vorrebbe trovar rimedio contro le pene d'amore, ma non sa come.

Dolorosa doglienza in dir m’adduce,
non potendo celar, tacendo, ’l core:
tanto m’avanza ognor pen’e dolore
che pregio men che nente vita u’ regno.
Considerando, lasso!, son ritegno
d’ogni languire, avendo mia vita agra
e di ciascun plager lontana e magra,
avendo di vertù perduta luce.
Poi del mio cor disio metter soffersi
o in seguitar, perdendo ragion vera,
e sommettendo arbitro ’ve non era,
ciò è servaggio di natura umana,
u’ non guardai avendo mente sana;
ma or somiso aver non vorea dico,