Pagina:Rimatori siculo-toscani del Dugento.djvu/34

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24 i - i rimatori pistoiesi

Dimorando ’n tal guisa,
30perseverando in lei servir tuttora,
non fu lunga dimora,
ch’eo viddi che sua vist’era cangiata,
ver’me quasi turbata,
non sostenendo me solo guardare.
35Credetti che provare
volesse me com’fusse ’n su’ amor fermo.
Allor presi conforto,
isperand’a bon porto
lo meo fermo servir mi conducesse,
40e che tornar dovesse — pietosa:
ed ella d’orgogliosa
mainera ver’di me mai sempr’è stata.
Però forte mi dole,
poi veggio che servendo ho diservito
45in loco, ’ve gradito
credetti esser per certo fòr fallenza.
Ma via maggior doglienza,
quasi mortai, mi porge ’l suo fallire,
ché per suo folle dire
50fe’ manifesto in parte meo penserò,
lamentandosi forte
di me, che quasi a morte
la conducea in farl’increscimento;
e si fèro lamento — fece, a tale
55che gravoso poi male
n’ha dato lei con gran doglia sovente.
A ciascun ch’amar vòle
dico che deggia, se pósi, guardare
di vana donna amare,
60gioven troppo di tempo e di savere.
Ché grave ’n lui dolere
prende chi l’ama, doloroso tanto,
non si porea dir quanto,
per qual s’avesse piò ’n pena d’amore