Pagina:Rime (Cavalcanti).djvu/208

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questo anche non accetto l’opinione del Salvadori che vorrebbe contemporanee ai sonetti del trattato le ballate:


Se m’à del tutto obliato merzede....
        Quando di morte mi conven trar vita....


A più tarda età, dopo cioè l’amore di Giovanna, riporterei la ballata:


In un boschetto trovai pasturella.....


dominata da una nota sensuale, contraria a quella sottigliezza tragica che avvolse l’età piena di Guido. La vita dolorosa lo fece poi più positivo e più umano.

Fin che durava la pace in Firenze i poeti godevano delle loro tenzoni: poi il tenzonare poetico tacque dinanzi al fragore delle armi: non si scambiarono più sonetti nè pur Dante e Guido. Per questo presumibilmente si può riportare ad epoca non tarda, prima del ’90, il mottetto a Gianni Alfani ed il sonetto a Bernardo da Bologna. Quanto a le altre donne, oltre a Giovanna e Mandetta, nulla si può precisare. Certo Guido fu uomo di molti amori e la donna ultima, cui venne la dolente ballata estrema, non fu certo Giovanna. Io credo debbansi porre invece in epoca tarda i sonetti:


Se non ti caggia la tua Santalena.....


ed a Manetto, perchè quella punta acuta di satira si esplicò in Guido più che tutto nella maturità della vita ed a farlo acre contribuì forse l’amore di Giovanna, che dovette non essere molto felice. Tardi io li credo anche per la straordinaria raffinatezza della pittura, più propria d’artista maturo che di giovine poeta travagliato da angoscie d’amore.

Si può ora osservare che ben sette, degli undici sonetti con rima di terza alternata, sono compresi fra quelli che appartengono a la prima età poetica di Guido, con relazione evidente a la metrica del trattato di ben servire: e che in questi sonetti scritti prima del ’90 sono diversi nell’ordine delle rime quasi soltanto quelli che sono risposte per le rime d’altri poeti. A questo schema nei sonetti più tardi si sostituisce a poco a poco l’ordine delle terzine:


c. d. e — d. c. e


usato molto da Dante e quasi esclusivo in Cino da Pistoia.

Meravigliosa figura di poeta e d’uomo e di cittadino è questa di Guido: un contrasto perenne di cortesia e di fierezza, di soavità e di asprezza, di meditazione e di rapida temerarietà.

Da la giovinezza pensierosa e meditante, quando s’aggirava solo fra l’arche dei morti, onde la gente susurrava ch’egli cercasse di provare che Dio non fosse, a la prima virilità tutta data al dolce inseguimento delle rime amorose, come a ricerca