Alato Arciero (ohime ) perche consenti,
Che quel, che ’n terra adoro unquà non degni
Gli alti pensieri, e i miei sospiri ardenti?
Se di lagrime son bagnati, e pregni
Questi occhi miei, anzi miei vivi fonti
Tù l’ vedi Amor, che tal arte m’insegni.
Sola trà queste Valli, e questi Monti
Scorro vagando, e sospirando dico
O passi sparsi, ò pensier vaghi, e pronti.
Io chiamo l’empio mio dolce nemico;
E gli rimembro ad alta voce, come
Proverbio ama chi t’ama è fatto antico.
Per lui, le cui maniere, il viso, e ’l nome
Porto nel core hò tanti affanni, ch’io
Non hò tanti capelli in queste chiome.
Nel procelloso Mar del pianto mio
Spinta dal vento di caldi sospiri
Passa la Nave mia colma d’oblìo.
Deh quando havran mai fine i miei martiri,
Se à schiera à schiera (ohime) nascer li veggio
Ove, ch’io posi gli occhi lassi, ò giri?
Così corro al mio fin, ne me n’avveggio,
E perche i giorni miei sien crudi, e rei
Il mal mi preme, e mi spaventa il peggio.
Quant’io v’ami ò mio Sol mostrar vorrei ,
Ma senza prove ò spirto di mia vita
Non vedete voi ’l cor ne gli occhi miei?
O miseria d’Amor sola e ’nfinita,
Fuggo me stessa per seguir altrui;
E bramo di perir, e chieggio aìta.
Conosco ben, ch’io non son più qual fui.
Languisco, e moro; e sol questo m’avviene
Per mirar la sembianza di colui.