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AL SIG. IACOPO CALDERONE

GOUDANO

Ingegnero dell’essercito in Italia per S.M.Catol.

e Pittor Eccellentissimo.


SONETTO CLXX.


D
E’ tuoi vivi color l’opera altera

Cotanto à me simil buon Fabro i’ veggio
     (O meraviglia) che non ben m’avveggio
     Qual di noi dè chiamarsi ò finta, ò vera.
Hor tua mercè la Parca iniqua, e fiera
     Vinco, non pur col suo poter guerreggio.
     Se due volte huom non muor null’altro chieggio,
     Ch’i’ non pavento horror d’ultima sera.
Sì potessi d’Apollo usando l’arte
     Pinger la tua virtù con le mie rime
     Vincend’io Saffo, se tù vinci Apelle;
Ch’alhor pennelli, e versi, e tele, e carte
     Spiegando per lo Ciel volo sublime
     D’eterna invidia infiammerian le stelle.


CANZ. VI.


A
Mor empio Tiranno,

Che ’n tanto affanno m’hai tenuta avvolta.
     Da la Ragion guerriera
     Dopo lungo contrasto in fuga spinto
     Al fin sei stato, e vinto.
     Son da i lacci disciolta,
     Che mi trassero un tempo prigioniera.
     La ’ngiusta mano, e fiera
     Di te non regge di mia vita il freno.
     L’amaro tuo veleno,
     Ond’hebbi ’l cor’ infetto


Sgombro