Pagina:Rime (Andreini).djvu/246

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Nè sola puoi destare i cani al corso,
E quà seguir Licisca, e là Melampo;
Nè dal tuo braccio le saette uscendo
Ponno (cred’io) passar d’horrida belva
Hirsuto cuoio. tù dunque non sai,
Che nascesti al ferir con gli occhi i cori
Non col braccio le Fere?
Ama.Importuno amator tù pur mi segui,
E mi preghi à macchiar l’anima casta;
Rimanti homai, che la mercè, che brami
Fora de l’honor mio nemica eterna.
Teco usando pietà sarei spietata.
Che la pietà, ch’à pudicizia nuoce
Crudeltate si chiama.
Io di tua compagnia punto non curo;
Che da me stessa io sò seguir le Fere,
E giungerle, e ferirle, e farne preda;
E se tù dì, che le saette uscite
Da l’arco mio sì poco à dentro vanno:
Facciam di questo prova.
Sia de le mie quadrella
Il seno di Selvaggio
Il destinato segno;
E vedrem poi qua’ colpi
Sien più potenti, ò quei d’Amore, ò i miei.
Selv.Duro non è ’l mio sen, quegli occhi ’l sanno,
Che lo piagan mai sempre:
Ma tù cruda Amarilli
Ben hai di marmo il sen, di ferro il core,
Nè conosci pietade,
E se pur di pietade hai conoscenza
L’hai di morta pietà. ma s’ella è morta


Ben