Pagina:Rime (Andreini).djvu/268

Da Wikisource.
256

     Amabile, gentil, cortese, e bello
     Pieno di dolci, e graziosi detti
     Mi promise costui
     Fortunato successo à’ miei desiri;
     Ma non sì tosto ei fù ne l’alma accolto,
     Che le dolci promesse
     In effetti amarissimi, e crudeli
     Misero si cangiaro.
     Non così tosto questi sensi infermi
     Riceveron di lui le ’ngiuste leggi,
     Ch’egli mutò sembiante, e femmi accorto,
     Che poco saggio è chi nel proprio albergo
     Cortese accoglie un, ch’è di lui maggiore.
     Pose in eterna guerra
     Questi dolenti spirti,
     Fece di questo petto
     Un novello Vulcano,
     E di quest’occhi duo fonti di pianto,
     La bocca un’antro di sospir cocenti;
     Da me l’empio scacciò la gioia, e ’l riso,
     E gli allegri pensier n’andaro in bando,
     Nè cosa vid’io più che mi piacesse
     Fuor che di lei la desiata Imago.
     Pensoso io venni, e solitario in tutto
     Con gli occhi molli, e chini,
     E con la fronte sparsa
     D’un pallore mestissimo di morte.
     Questo Tiranno ingiusto
     Opra in me, che ’l suo foco
     Non arda, e mi consumi
     Acciò non habbia fin l’aspra mia sorte .
     Mantien (nè sò dir come)


Nel