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CLORI EGLOGA VI.


Argomento.


Essendo Mopso Pastore innamorato d’una Ninfa chiamata Clori, laquale similmente amò lui d’ardentissimo amore un tempo, si duole, perch’ella senza suo difetto l’habbia lasciato; e toccando egli le proprie lodi le dice esser amico delle Muse, il che può renderla per fama immortale, solo per farle conoscere quanto sia meglio amar la bellezza congiunta con la virtù, che sola. Ed ultimamente dopo haverla assai pregata, la minaccia se non torna à’ tralasciati amori; e dice voler manifestarla per Donna priva di giudizio, e di fede.


Mopso Pastore.


M
Opso de’ Monti, e de le selve honore,

E di sdegno, e d’amor l’alma infiammato
     Vinto dal gran dolor chiamando Clori
     Incostante, e ’nfedel così dicèa.
O mobil più, che lieve fronda al vento
     Clori, ch’ardendo un tempo
     Fosti amante, hor gelando
     Mi se’ fiera nemica,
     Per te sola in un punto
     Mi si discopre Amore e brutto, e bello.
     Mentre, ch’io lo vagheggio
     Ne’ tuoi begli occhi, in cui
     Egli se stesso abbella
     Non sò veder di lui cosa più bella;
     Ma mentre nel mio seno


Da