Pagina:Rime (Gianni).djvu/102

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canzoni. 39

35senza ragion nutricando mia vita
e la memoria avea già si infralita,
che come in tenebre andava palpando,
e quella donna cui dato m’avea
s’i’ la scontrava non la conoscea.
     40Amor, infante povero d’etate,
per giovanezza sembri un babbuino
a chi sovente rimira il tuo aspetto;
deh! com’hai poca di stabilitate
che sempre se’ trovato per cammino
45mettendo in corpo umano il tuo difetto!
Provo ciò, che ’l tuo senno pargoletto
m’avea ’l debole cor sorviziato
e l’alma forsennata e l’altre membra,
molte fiate stando teco insembra
50e rimembrando il tu’ giovane stato
dicea: O me, fallace gioventute,
com’hai poca radice di salute!
     Amor, infaretrato com’arciero,
non leni mai la foga del tu’ arco
55però tutti tuoi colpi son mortali;